Le controversie di lavoro in negoziazione assistita
Con un emendamento presentato in commissione giustizia alla Camera sul disegno di legge di riforma del processo civile, si intende estendere la procedura della negoziazione assistita alle controversie in materia di lavoro.
Sul punto sono intervenuti immediatamente le tre sigle confederali della Cgil, Cisl e Uil, manifestando una forte opposizione, nella considerazione che l’emendamento, se approvato, da un lato andrà a determinare un aumento dei costi a carico dei lavoratori, dall’altro verrebbero minate le prerogative delle parti sociali nelle controversie di lavoro. Secondo i sindacati, infatti, le procedure di conciliazione sono già possibili senza costi per lavoratori e imprese, e raggiungono lo scopo di prevenire i “patti di quota in lite” tra le parti contraenti.
Chiaro il riferimento alla categoria degli avvocati. La doglianza tuttavia non appare giustificata.
Difatti, il legislatore da diverso tempo ormai si muove nel solco di concedere alle parti in lite più strumenti per la definizione bonaria della controversia (si pensi alla mediazione obbligatoria in diverse materie, ovvero a quella facoltativa in altre, ovvero ancora alla stessa abrogazione del tentativo obbligatorio di conciliazione in materia dei diritti dei lavoratori).
In questa proliferazione di mezzi alternativi di composizione delle liti, non si vede per quale ragione logicogiuridica non possa essere ricompresa anche la materia delle controversie di lavoro.